Spreco alimentare: Definizione

piramide unep 2014

Oggi si parla spesso di spreco alimentare, ma non sempre è chiaro di cosa si tratta nello specifico. Vediamo di fare un po di luce sulla questione.

DEFINIZIONE

Secondo la Commissione Europea, per spreco alimentare si intende “l’insieme dei prodotti scartati dalla catena agroalimentare, che – per ragioni economiche, estetiche o per la prossimità della scadenza di consumo, seppure ancora commestibili e quindi potenzialmente destinati al consumo umano – sono destinati ad essere eliminati o smaltiti”. Il Waste Resources Action Program (WRAP) propone una definizione di food waste che distingue lo spreco di cibo in:

  • evitabile (cibo e bevande finiti in spazzatura ma ancora edibili, come pezzi di pane, mele, carne, ecc.)
  • possibilmente evitabile (cibo e bevande che alcune persone consumano, per esempio le croste del pane, e altre persone no; ma anche il cibo che può essere consumato se cucinato, per esempio la buccia di patate)
  • inevitabile (ossi di carne, bucce d’uovo, d’ananas ecc.).

ALCUNI DATI

Nel Rapporto Waste Watcher 2015 (primo osservatorio nazionale sugli sprechi) si legge che "La crescita economica nell’Unione europea è accompagnata da un’incredibile quantità di spreco alimentare, che a sua volta causa una perdita di materiali ed energie, danni ambientali ed effetti negativi sulla salute e sulla qualità di vita. Negli ultimi dieci anni lo spreco alimentare ha ricevuto grande attenzione perché considerato causa di effetti negativi economici, ambientali e sociali e rappresenta uno dei temi più importanti correlato al concetto di sostenibilità. Infatti, lo spreco alimentare sul pianeta costa ogni anno 1.000 miliardi di dollari,
una cifra che sale a 2.600 miliardi se si considerano i costi «nascosti» legati all’acqua e all’impatto ambientale. Ogni anno si sprecano 1,3 miliardi di tonnellate di cibo pari a circa 1/3 della produzione totale destinata al consumo umano (dati Fao). L'UE getta 90 milioni di tonnellate di cibo così come in Italia lo spreco domestico vale complessivamente 8,4 miliardi di euro all’anno."

Tale rapporto sottolinea inoltre che, a livello nazionale:

"il 32% si perde nella fase di produzione agricola (510 milioni di tonnellate)
il 22% (355 milioni) si spreca nelle fasi successive alla raccolta e nello stoccaggio
l'11% (180 milioni) va perso durante la lavorazione industriale
il 22% (345 milioni) è lo spreco domestico
il 13% si spreca durante la distribuzione e nella ristorazione".

POSSIBILI SOLUZIONI

Nel 2014 l’UNEP – Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente – ha pubblicato il volume Prevenzione e riduzione degli sprechi alimentari a livello aziendale e domestico, una guida con un approccio “passo dopo passo” che fornisce ai politici e alle imprese gli strumenti necessari per progettare e mettere in pratica una strategia efficace Per ridurre lo spreco di cibo. La guida si basa su case studies di successo, in cui è stato possibile misurare la riduzione ottenuta, pratiche esemplari di politica economica e fiscale, iniziative di sensibilizzazione, impegni volontari di aziende del settore ed esempi di razionalizzazione del processo produttivo provenienti dalle diverse parti del mondo. La piramide rovesciata UNEP per la riduzione degli sprechi alimentari, in estrema sintesi organizza in ordine di priorità le iniziative da intraprendere per prevenire e ridurre lo spreco, affinché il cibo non divenga rifiuto. Nella gerarchia i tre livelli superiori (prevenzione, donazione e mangimi per animali) rappresentano le azioni più auspicabili.

LA LEGGE

In Italia la Legge 19 agosto 2016 n.166 "Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi" prevede interventi per la riduzione degli sprechi nelle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione di tali prodotti attraverso la realizzazione dei seguenti obiettivi prioritari:

  • favorire il recupero e la donazione delle eccedenze alimentari a fini di solidarietà sociale, destinandole in via prioritaria all'utilizzo umano;
  • favorire il recupero e la donazione di prodotti farmaceutici e di altri prodotti a fini di solidarietà sociale;
  • contribuire alla limitazione degli impatti negativi sull'ambiente e sulle risorse naturali mediante azioni volte a ridurre la produzione di rifiuti e a promuovere il riuso e il riciclo al fine di estendere il ciclo di vita dei prodotti;
  • contribuire al raggiungimento degli obiettivi generali stabiliti dal Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti e dal Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare previsto dal medesimo Programma nonché alla riduzione della quantità dei rifiuti biodegradabili avviati allo smaltimento in discarica;
  • contribuire ad attività di ricerca, informazione e sensibilizzazione dei consumatori e delle istituzioni sulle materie oggetto della presente legge, con particolare riferimento alle giovani generazioni.
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